Una passione lunga due vite. Luigi Rossi ci parla dei sessant’anni del Premio Bugatti Segantini
Fonte: exibart.com
Il Premio Bugatti Segantini compie
sessant’anni, una data significativa, per una delle manifestazioni
artistiche e culturali più longeve in Italia, che ci parla anche della
passione di due personalità eccezionali.
Era il 1959 quando fu istituito il
Premio di Pittura, inizialmente rivolto ad artisti fino ai 35 anni di
età, per volere del pittore Vittorio Viviani, fondatore della Libera Accademia di Pittura, e dell’allora sindaco di Nova Milanese, Carlo Fedeli. Già dalla prima edizione, il premio fu dedicato a Luigia Bugatti, detta Bice, donna colta e carismatica, compagna di tutta la vita e musa ispiratrice del pittore Giovanni Segantini,
maestro del Divisionismo. Cinque anni dopo, nel 1964, al concorso di
pittura fu affiancato un altro premio, dedicato a Segantini, prima
rivolto agli allievi delle scuole artistiche e poi evoluto in un
concorso dedicato al Disegno e al Bianco e Nero. Da quel momento le due
rassegne si sono alternate negli anni, fino al 2010 quando, dopo le
celebrazioni del cinquantesimo anno dalla fondazione, gli organizzatori
decisero di unificare i due Premi, per creare il Premio Bice Bugatti Giovanni Segantini.
Ma la passione è anche quel sentimento
che lega al territorio, in questo caso a quello della Brianza, un’area
dalla quale la raffinata ricerca di Segantina prese luci, sfumature e
motivi. E infatti, per questo anniversario, il Premio promosso dalla
Libera Accademia di Pittura “Vittorio Viviani” e Comune di Nova
Milanese, in collaborazione con la Fondazione Rossi e il Bice Bugatti
Club, si diffonderà in un percorso espositivo che andrà a coinvolgere
diversi spazi del centro lombardo, con una serie di mostre e
presentazioni dall’8 giugno al 28 luglio.
A Villa Brivio sarà eccezionalmente
esposto La Falconiera, dipinto di Segantini proveniente dai Musei
civici di Pavia, che vede ritratta Bice Bugatti nei panni di una
castellana quattrocentesca. Tra gli altri appuntamenti, da segnalare
l’attribuzione del premio alla carriera Bice Bugatti-Giovanni Segantini
2019 a Renata Boero, artista
genovese attiva sulla scena internazionale dagli anni Sessanta, alla
quale sarà dedicata una ampia personale, curata da Martina Corgnati,
sempre a Villa Brivio. A Villa Vertua Masolo, invece, si racconterà
l’altro volto del premio, con una esposizione che farà il punto sui
progetti legati alla Sezione internazionale, attraverso una sintesi dei
lavori di autori stranieri e delle collaborazioni con realtà estere che
hanno partecipato alle varie edizioni dal 2009 a oggi, grazie
all’apporto del Bice Bugatti Club.
Abbiamo raggiunto Luigi Rossi, Presidente della Fondazione Rossi, per farci dire di più.
La
fondazione Rossi, di recente istituzione, prosegue sulla linea storica
del Premio Bugatti Segantini, per supportare le arti e la cultura. Quali
programmi e progetti ci sono per il futuro?
«La Fondazione Rossi segue l’attività
del Bice Bugatti Club che, da dieci anni, promuove tutte le iniziative
della sezione internazionale del premio Bice Bugatti. L’attività sarà
molto concentrata sull’aspetto internazionale, soprattutto nelle aree
strategiche individuate negli ultimi anni, con le quali abbiamo già
collaborato: Sud America, Messico, Stati Uniti e Cuba. Continueremo
quindi con il supporto finanziario e con una rinnovata
istituzionalizzazione dei rapporti con la Libera Accademia di Pittura,
che è l’organizzatrice ufficiale del Premio».
Quest’anno il Premio è stato dedicato alla carriera di Renata Boero. Quali sono le motivazioni?
«Questa è una edizione molto speciale,
la sessantesima, che conferma il premio come uno tra i più longevi.
Renata Boero è un’artista molto interessante e il premio celebra la sua
carriera. Boero lavora con colori e tecnica di pittura che proseguono
nella tradizione profonda del premio, nato proprio con queste
caratteristiche. Il fatto che sia una donna di certo non guasta, in
questo scenario dei premi di pittura, a volte maschilista. D’altra
parte, Boero merita tale riconoscimento, considerando la mostra al Museo
del Novecento di Milano, che chiuderà il 23 giugno, a cura di Anna
Daneri e Iolanda Ratti».
Il
Premio Bugatti Segantini è strettamente legato al territorio ma anche
aperto a collaborazioni internazionali. Può dirci di più su questo
dialogo?
«Si può dire che il premio supportato
dalla Fondazione Rossi e dal Bice Bugatti Club opera con associazioni no
profit, in particolare negli Stati Uniti e a Cuba, Paesi con i quali
abbiamo stretto buone relazioni ma anche con Cile, Argentina, Bolivia,
tra gli altri. Proseguiremo con queste operazioni di scambio culturale e
di condivisione di esperienze perché, oltre a ospitare artisti
sudamericani in Italia, abbiamo attivato anche residenze per artisti
italiani in Pesi stranieri, anche in scenari non contemplati dal Premio.
Per esempio, nel campo della street art abbiamo recentemente ospitato
Blu, che ha realizzato un lavoro molto importante in Bolivia, dove sono
in essere iniziative legate, in particolare, all’arte sociale. Mi fa
piacere citare l’esperienza di Ñatinta, un progetto di street art nel
cimitero di La Paz, arrivato alla seconda edizione, che è stato
significativamente sponsorizzato da noi».