Simona Squadrito, intervista agli Out44
Out44 è un giovane progetto curatoriale indipendente nato a Milano nel 2015. Il collettivo è formato da undici studenti di Brera del biennio specialistico di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali. Sono tutti ragazzi pieni di entusiasmo e tanta voglia di imparare. That’s contemporary da sempre attenta ai più giovani gli dedica questo Hideout, augurando a questi undici ragazzi una fortunata e brillante carriera.
Simona Squadrito: Ciao Out44, la prima cosa che m’interessa conoscere e approfondire con voi è la questione dell’identità individuale all’interno di un gruppo. A mio avviso la pratica della curatela è estremamente soggettiva e interpretativa. E’ ormai nomarle che esistano dei gruppi di curatori che collaborano insieme – ma molto spesso si tratta di piccoli gruppi – voi invece siete in molti, per l’esattezza undici. Vorrei sapere come si definisce all’interno del vostro collettivo l’individualità di ognuno di voi? La costituzione di un gruppo è un valore aggiunto o si rischia l’appiattimento delle singole personalità e competenze?
OUT44: Ciao Simona, come giustamente stavi sottolineando, la numerosità del nostro collettivo rispecchia quella che è divenuta un’esigenza comune a molti giovani curatori. Il tornare a mettersi in discussione, come singolo all’interno di un gruppo, rispecchia la necessità di avere un confronto e dialogo con l’altro, soprattutto considerando le attuali difficoltà d’inserimento e le tante competenze che oggi giorno un curatore deve possedere. Nel caso specifico di Out44 l’essere in undici è stato sempre vissuto come un potenziale, un valore aggiunto che ci porta ad avere una prospettiva a più ampio spettro sull’arte contemporanea e le dinamiche che vi stanno alla base. Pur non rinnegando la difficoltà nel dovere conciliare molteplici soggettività nel momento del confronto, sicuramente il nostro provenire da studi differenti e l’avere quindi punti di vista e capacità molteplici, ci ha sempre permesso d’intravedere le qualità che ogni membro può apportare nell’ideazione di un progetto curatoriale.
S.S.: Quest’anno avete intrapreso un nuovo progetto curatoriale [TRAPARENTESI], in collaborazione con il Bice Bugatti Club. [TRAPARENTESI] è uno dei Progetti Speciali della 57° edizione del premio internazionale Bugatti-Segantini e prevede un ciclo di cinque mostre ispirate alle Lezioni Americane di Italo Calvino: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità. Raccontateci qualcosa su di più su questo progetto e che cosa vi ha spinto ad affrontare una mostra letteraria.
O: In principio il progetto è nato prendendo in considerazione due fattori fondamentali, e cioè quelli di spazio e tempo. Per quanto riguardo il primo, avendo a disposizione una vetrina antecedente l’ingresso della storica Villa Brivio a Nova Milanese, abbiamo cercato di comprendere le potenzialità e criticità di uno spazio che non nasce come sede espositiva e che essendo un edificio storico, ha limitate possibilità di intervento e allestimento. In secondo luogo, il tempo: avere a disposizione la vetrina per cinque mesi ci ha subito suggerito l’idea di un progetto suddiviso in più appuntamenti che fossero sì autonomi ma anche legati da un filo conduttore. Parallelamente, abbiamo cercato uno spunto, una suggestione che fosse al tempo stesso guida e programma del progetto. Da qui la scelta delle Lezioni Americane di Italo Calvino, un testo fondamentale sia per analizzare le caratteristiche di un testo letterario, che per diventare linea guida per una rilettura delle arti visive.
S.S: Quest’anno la curatela della Sezione Under 35 del Premio Internazionale Bugatti-Segantini è stata affidata al vostro collettivo. Il vostro progetto espositivo si chiama “Vizio di Forma.” La vostra proposta è quella di riflettete sull’espressione di “pittura contemporanea”, sollevando la questione se sia il caso, ai giorni nostri, di parlare ancora di specifiche categorie artistiche, voi vi siete dati una risposta?
O: Vedi, quando ci è stata data la possibilità di curare la sezione Under 35 del Premio Internazionale Bugatti-Segantini, sapevamo che ci saremmo dovuti confrontare con un approccio all’arte e in particolar modo alla pittura che, secondo noi, è ancora molto legato alla tradizione. L’aver scelto di rispondere con una mostra che già alla base mette in discussione il concetto stesso di “categoria artistica”, ponendo invece l’attenzione sulle differenti ibridazioni nel campo della pittura contemporanea, esplicita sicuramente quella che è una nostra considerazione e posizione a riguardo. Così come ogni artista dovrebbe essere figlio del suo tempo, allo stesso modo noi, come curatori, ci siamo posti nella posizione di guardare al nostro presente artistico, mettendone in risalto sia gli aspetti innovativi che le complessità. “Vizio di Forma” si è quindi palesata, sin dal suo concepimento una mostra che si assume delle responsabilità, in particolar modo nel cercare di varcare quelle che spesso sono considerazioni limitate nel campo dell’arte e della pittura nello specifico.
Simona Squadrito: Pensate che Out44 si concluderà una volta che vi sarete tutti diplomati? O, diversamente, credete che questa esperienza si protrarrà nel futuro?
O: Out44 è un collettivo nato all’interno dell’accademia di Brera, ma non per questo vuol fare di questo luogo il suo sepolcro. Tutti noi abbiamo investito in questo gruppo energie e aspettative, proprio perché sentivamo l’esigenza di capire con maggior chiarezza in che cosa consistesse il lavoro di un curatore. Abbiamo perciò sempre vissuto questa esperienza con un alto grado di professionalità. Certamente rispondere all’unisono a una domanda legata al nostro futuro risulta per ora molto difficile ma, pur non potendo prevedere quelli che saranno i cambianti all’interno del gruppo, possiamo certamente affermare che l’intento è ancora quello di crescere e continuare a sperimentare nuovi approcci curatoriali nell’ambito dell’arte contemporanea