Absence of Love, una rosa recisa per Nova Milanese. Firmata Bros
Un tempo, la natura morta era il genere per eccellenza della pittura da casa, intima, da salotto borghese, quando non addirittura praticata per hobby dalle signorine bene. E le rose, in questo, erano a loro volta il soggetto più melenso, oleografico e scontato che si potesse immaginare. Oggi, invece, grazie a Bros, lo street artist che forse più di tutti ha rinnovato e non di rado stravolto il lessico e i codici che dividevano l’arte di strada da quella ufficiale, anche la natura morta diventa un soggetto “detournante”, con declinazioni pop e a tratti anche vagamente surreali, se non surrealisti.
L’opera con cui lo street artist milanese ha rinnovato e stravolto, ingigantendolo oltre ogni limite, il genere della natura morta rappresenta infatti una rosa (recisa), alta quasi quindici metri d’altezza, realizzata e collocata da Bros al centro di una rotonda a Nova Milanese, come un insolito, bizzarro ossimoro visivo: sulla strada provinciale che porta a Cinisello Balsamo, nel nulla del paesaggio spoglio e un po’ disamante dell’hinterland milanese, terrain vagueprivo di storia e di ambizioni, fatto di brutti spartitraffico, marciapiedi spogli, cartelli stradali, muri scrostati e palazzotti massicci e senza grazia, l’automobilista di passaggio si trova improvvisamente di fronte una strana rosa recisa, malinconico orpello di un ex paesaggio (un non-luogo tipico della surmodermità, per dirla con Marc Augé) che attraverso la presenza della sproporzionata natura morta si trasforma e invita a riflettere vuoi sulla caducità dei cicli naturali, vuoi sul rapporto contraddittorio e conflittuale che lega natura e tecnologia, vuoi sul senso stesso dello spazio pubblico e sulla sua difficoltà nell’ospitare opere monumentali nell’epoca dell’antiretorica e della caduta dei miti e dei valori condivisi.
La rosa è formata da un grande gambo verde, alto quasi quindici metri, con le sue brave foglie attaccate, e dal fiore, che giace invece a terra, reciso. Sulla cima del gambo, invece, alcune luci (lo stelo altro non era che il palo di un grande lampione multiplo) sembrano ricordare al passante che viviamo in un mondo amorfo, complesso, meticciato, dove la natura e la tecnologia si mescolano e si fondono vicendevolmente e senza soluzione di continiuità.
L’opera (intitolata Absence of Love) è in realtà un rimaneggiamento, del tutto consapevole, di un lavoro che lo stesso Bros aveva realizzato in precedenza, sempre a Nova, con una serie di pannelli in ferro che riproducevano, scavandola nel vuoto, la sagoma di una grande rosa (titolo precedente, Rosa, Rosae, Rosae, a ricordare ironicamente la noiosissima cantilena della prima declinazione latina). Oggi, a questo primo elemento se n’è aggiunto un secondo, formato appunto dalla rosa recisa. L’assenza della rosa, scavata come un buco nel metallo della prima opera, diventa così, col secondo elemento, una rosa vera, ma recisa, strano gioco di incastri e di rimandi tra opera e natura, tra l’assenza e la progressiva scomparsa degli elementi naturali e la loro riproposizione attraverso la mutazione del paesaggio e la capacità metamorfica e rigenerante dell’arte.
A.R.