Premio Bice Bugatti Segantini 2019
Collezione 60 anni Premio Bugatti Segantini
60° Premio Internazionale Bice Bugatti – Giovanni Segantini
A cura di Martina Corgnati
Appunti per una storia del Premio Bugatti-Segantini *
Il premio di pittura di Nova Milanese, dedicato sin dalle origini a Bice Bugatti (la cui famiglia è originaria di Nova) e compagna di Giovanni Segantini, nasce against all odds nel 1959 in un contesto già caratterizzato da una molteplicità di premi e iniziative di carattere artistico che interessano, si può dire, parecchi centri limitrofi: a parte la vicina e molto più grande Monza, che sin dagli anni Venti faceva parlare di sé a livello nazionale grazie all’ISIA e alla Triennale (dirottata poi nel 1930 a Milano), va menzionata Lissone, che nel 1959 ha già un premio significativo, fondato nell’immediato dopoguerra e generosamente sostenuto dagli imprenditori locali. A poca distanza c’è anche Gallarate, il cui premio viene inaugurato nel 1950 soprattutto grazie alla tenace volontà dell’artista e organizzatore culturale Silvio Zanella, allo scopo dichiarato di costituire una collezione significativa da destinare alle istituzioni locali. Infine Desio, dove nel 1952 l’artista milanese Vittorio Viviani promosse un premio dalla vita effimera (se ne tennero due edizioni nel 1952 e 1954) affiancato da una Libera Accademia di Pittura totalmente privata e gestita da Viviani stesso.
Leggi di piùVeduta della mostra Collezione 60 anni Premio Bugatti Segantini, a cura di Martina Corgnati, Casa Arti e Mestieri, Nova Milanese, 2019.Ph Martina De Rosa
L’internazionalità del Premio
60° Premio Internazionale Bugatti-Segantini
Un crocevia di culture, uno spazio altro dove aleggia un’atmosfera feconda e ibrida, un ribollire di idee, di incroci e di persone. L’internazionalitàdel Premio è una mostra che vuole fare il punto sui progetti legati alla sezione internazionale e speciale, attraverso una sintesi dei lavori di autori stranieri che hanno partecipato alle varie edizioni dal 2009 a oggi, realizzati grazie all’apporto del Bice Bugatti Club attraverso un percorso che lavora per progetti.
Mostra a cura di Bice Bugatti Club, diplay a cura di Parasite 2.0, Video di Martina de Rosa, Coordinamento del progetto di Simona Squadrito.
Leggi di più60° Premio Internazionale Bugatti-Segantini, premiazione e inaugurazione Nova Milanese, 2019. Foto credit Martina de Rosa
La Luce di Bice
Per celebrare la Sessantesima edizione del Premio Internazionale Bugatti-Segantini, Villa Brivio ha accolto il dipinto La Falconiera di Giovanni Segantini, proveniente dai Musei civici di Pavia, che segna un ideale ritorno di Bice Bugatti, compagna di vita e musa ispiratrice del maestro divisionista, a Nova Milanese, luogo d’origine del padre e della famiglia Bugatti: il dipinto, infatti, ritrae la stessa Bice, nei panni di una castellana quattrocentesca. La mostra La luce di Bice è arricchita da una ricostruzione storica, attraverso testi e immagini, della famiglia Bugatti e le sue radici a Nova Milanese, dell’amore tra Bice e Giovanni, della genialità degli altri Bugatti.
“La Falconiera risente di echi scapigliati, a sua volta influenzati dalla tendenza, introdotta in Italia dal pittore spagnolo Mariano Fortuny y Carbo, di riportare sulla tela temi che rievocavano vicende storiche o romanzesche del passato. In questo caso, Segantini riprende un passo del romanzo Marco Visconti scritto da Tommaso Grossi nel 1834, la cui eroina, Bice del Balzo, diede di fatto il soprannome alla madre dei suoi quattro figli. Il quadro, primo passo di Segantini verso il raggiungimento della tecnica divisionista, si distingue per il legame fra letteratura e pittura, gli accenni autobiografici, la ricerca della luce vibrante generatrice della cromia. Per il cromatismo brillante e per la sensibilità con cui era stato applicato il colore, l’opera fu accolta con entusiasmo dalla critica. Se nel 1879 Segantini era stato notato come l’artista più promettente dell’anno, la presentazione della Falconiera venne vista come la conferma a queste valutazioni.” (Luigi Emanuele Rossi) L’esposizione de La Falconieraè arricchita da La luce di Bice, una ricostruzione storica, attraverso testi e immagini, della famiglia Bugatti e le sue radici a Nova Milanese, dell’amore tra Bice e Giovanni, della genialità degli altri Bugatti.
Renata Boero, Premio alla Carriera
Natura Naturans
Premio alla Carriera – 60° Premio Internazionale Bice Bugatti – Giovanni Segantini
A cura di Martina Corgnati
Il Premio alla Carriera della Sessantesima edizione del Premio Internazionale Bice Bugatti – Giovanni Segantini è stato assegnato all’artista Renata Boero. Di seguito un estratto dal testo di Martina Corgnati edito sul catalogo monografico dedicato all’artista vincitrice e pubblicato in occasione del Premio.
« Renata Boero non è una pittrice di simulacri è, semmai, scenografa di un gigantesco teatro che è la sua vita stessa e la cui “recita a soggetto” è fissata sulla pittura come rituale , come colore, come avvenimento.
A conferma di tutto questo, e della persistente attrazione per la piegatura, per l’effetto di griglia, di insinuazione vuota, trama regolare fra le campire cromatiche, sono le Germinazioni, opere processuali che nascono ed esistono grazie all’azione trasformativa (posso dire demiurgica?) di elementi naturali, come funghi e colonie di batteri, licheni e ruggini ossidati, che agiscono sulla superficie di tela o di carta. Un ciclo di opere che nasce anch’esso nei fertilissimi anni Settanta e che l’artista ha ripreso adesso, negli ultimi anni, quando le Germinazioni appunto si connotano alle volte di una nuova consistenza plastica ottenuta grazie alla piegatura a fisarmonica della carta oppure all’addizione di tante carte, tanti elementi individuali in un box, scatole e contenitori che si configurano come un vero e proprio diorama, un mondo a parte. È chiaro che nel lungo percorso di Renata Boero i singoli cicli di lavoro non si alternino l’uno all’altro ma piuttosto si sovrappongo e si intreccino, come sentieri del possibile; da ultimo sono però le Germinazioni e le loro varianti che catturano specialmente il suo interesse. Queste opere sono connotate di una speciale lentezza, si fanno nel tempo e nel tempo cambieranno ancora ( come tutto, in realtà), queste opere dove la mano dell’artista non interviene che di rado, con discrezione rarefatta, apponendo magari tracce di colore naturale che trasformano l’intitolazione in Mappe; mappe, forse, di una possibile ritmica interiore, di un contenitore dell’impronta e della traccia, della sbiaditura e della macchia che da lontano ricorda la prassi associativa della Mnemosyme di Warburg, questa costellazione di similitudini che poste una accanto all’altra, cattura lo sguardo in una dimensione imprevista e ignota, in una natura naturans che, fra tutte le definizioni possibili, resta una delle più pregiati per avvicinarsi al lavoro di Renata Boero.»
Ph. credit Martina De Rosa