Premio Internazionale Bice Bugatti – Giovanni Segantini 2016
57º Premio Bice Bugatti Segantini
José Rosabal Premio alla Carriera
57° Premio Bice Bugatti-Giovanni Segantini
A cura di Giovanni Iovane
Il Premio alla Carriera per la 57ª edizione del Premio Bice Bugatti – Giovanni Segantini è assegnato a José Rosabal.
José Rosabal nasce a Manzanillo, Cuba, nel 1935.
La sua ricerca, focalizzata sulla pittura (ha fatto parte del gruppo Diez Pintores Concretos), secondo un approccio tipicamente modernista si è espressa anche nel design tessile.
La sua prima mostra personale si è tenuta nel 1959 alla Galería del Prado a l’Havana; il 1959 è anche e soprattutto l’anno del trionfo della Rivoluzione cubana, con l’ascesa al potere di Fidel Castro, un governo che pur non censurando l’espressione astratta – propria di Rosabal – vi si oppone, privilegiando come altrove il modello della pittura realista. Questo approccio, che risulterà evidente nella reazione negativa del governo alla mostra del 1961 “8 Pintores y Escultores”, tenutasi nel Museo Nacional de Bellas Artes, porta alcuni artisti a temere limitazioni al proprio lavoro. Alcuni sceglieranno di restare a Cuba, mentre altri sceglieranno di trasferirsi, come Rosabal, che dal 1968 abita a New York. Tale separazione, seppure crea circostanze lavorative del tutto diverse, non spezza l’idea di una approccio cubano all’arte concreta, creando un’identità che è ora oggetto di diverse ricognizioni, come la mostra “Concrete Cuba”, tenutasi nella sede londinese (2015) e in quella di Chelsea NY (2016) della David Zwirner Gallery, contemporaneamente al registrarsi nell’Isola (grazie al cambio di governo e ad un approccio più liberale) di eventi internazionali, come la Biennale de l’Avana, che nel 2015 ha avuto tra i suoi ospiti Rosabal. Giugno 2016, Villa Brivio, Nova Milanese
Vizio di forma _ Under35
A cura di Out 44
Artisti partecipanti: Umberto Chiodi, Virgina Dal Magro, Jessica Ferro, Alberto Finelli, Adi Haxhiaj, Aldo Lurgo, Dario Maglionico, Thomas Sclaco, Aldo Sergio, Chiara Sorgato
Il titolo dell’esposizione riprende il vizio di forma giuridico, un
errore formale in grado di rendere annullabile un atto, che è stato trasposto
in ambito artistico attraverso una selezione di opere che presentano delle
discordanze formali rispetto alla concezione classica di pittura.
Difatti, è già da diversi anni che la
divisione canonica tra le arti sta perdendo la sua forza tradizionale generando
delle forme espressive nuove e ibride, identificabili sotto l’ampio cappello delle cosiddette arti visive. Questo
fenomeno ha generato problemi non solo per i critici e gli studiosi di storia
dell’arte, che non sanno più come definire certe
tipologie di opere, ma anche per gli stessi artisti, che si trovano a studiare
nelle accademie cercando di definire il proprio stile per mezzo di etichette
prestabilite (pittura, scultura, decorazione) che non sempre sono in grado di
individuare in modo corretto il percorso di ricerca del singolo. Vizio di
forma presenta così una serie di dieci opere eterogenee che si pongono sul
limite del concetto canonico di pittura, riflettendone alcune delle tante
derive odierne.
Luglio 2016 Villa Vertua Masolo, Nova Milanese
Auditiva. Thirding-as-othering_ Progetti Speciali
57° Premio Internazionale Bugatti Segantini, Progetti Speciali
Acura di Frequente
Con, Seiji Morimoto, Stephen Cornford, Gábor Lázár
L’ambiente è uno sfondo dinamico, non un contenitore ma l’animatore di un processo che è il contenuto stesso. È in continua trasformazione, il terreno di infinite possibilità, eterogeneo e in movimento, multiforme di natura. Ogni luogo è un linguaggio aperto. Da questa premessa prende avvio un intervento ideato da Frequente a partire dall’ambiente di Villa Brivio e realizzato, in collaborazione con Bice Bugatti Club, per la trama del suo spazio.
Auditiva: thirding-as-othering presenta al pubblico un’esperienza ambientale che si snoda attraverso il suono e che, durante più momenti, abita e invita ad abitare lo spazio di Villa Brivio. L’intento è proporre al visitatore un percorso libero, con due inizi e una fine centrale. Tre installazioni sonore site specific sono concepite come sculture ambientali, situazioni espanse che realizzano il significato della loro presenza nell’ascolto dei fruitori e nel legame con il luogo. Ambiente, opera e ascoltatore: tre forze dello stesso campo, soggetti aperti e indipendenti, indissolubilmente legati nel fatto stesso di esserci, ovvero essere presenti. Questi elementi mettono in atto una specie di trialettica (thirding) non oppositiva e nemmeno collaborativa, che produce estraniamento (othering) e rompe, così facendo, i confini precisi delle definizioni e dei ruoli. Ciò che unisce l’ambiente, l’opera sonora e l’ascoltatore non è dunque un processo intellettuale mediato dall’arte, bensì una coesistenza di tutti i protagonisti che, in una dinamica reciproca di attivazione, mobilitano la possibilità del luogo e realizzano la socialità nel suo aspetto più organico, ovverosia quello della conquista e della meraviglia, collettiva perché prima di tutto sentita personalmente.
La scelta stessa di proporre tre artisti per tre siti, completamente differenti e collegati l’uno nell’altro, manifesta la continuità del movimento che le installazioni sonore sono capaci di mettere in luce, così come l’invito stesso alla trialettica intesa quale gioco al disordine, che infrange le categorie, nullifica le opposizioni, conduce alla scoperta e mantiene l’equilibrio dinamico tra le parti.
Il giardino adiacente l’ingresso da strada ospita l’installazione di Seiji Morimoto: elementi sonori sottili, risultato di meccanismi analogici semplicemente costruiti, sono dislocati dall’artista e vanno a comporre uno spazio accogliente e perfettamente sistemato nel protocollo quotidiano dei suoni del giardino. Si tratta di un intervento appositamente pensato a partire dal luogo di installazione. Concomitante nello spazio della biblioteca ha luogo l’installazione Migration di Stephen Cornford. Un gruppo di dittafoni modificati dall’artista, con i loro movimenti e i loro suoni, sono sistemati per restituire la reminiscenza di una massa di uccelli o insetti in migrazione. Memore dell’appropriazione del temine “migrazione” come processo di trasmissione dati, l’opera riflette il movimento globale del consumo dei dispositivi elettronici e il loro rapido passaggio dall’essere prodotto all’essere rifiuto, dentro cicli di vita sempre più accelerati tra generazioni nella tecnologia. L’intervento comprende in sé l’elemento visivo inteso come aspetto del sonoro: questa chiave di lettura è una proposta ulteriore per l’esperienza percettiva del pubblico, oltre ad essere la specificità propria della ricerca stessa dell’autore.
Infine, a chiudere il progetto l’installazione-performance di Gábor LázárA Trap for your Attention avviene per una sera soltanto nella piazza della corte, spazio connettivo a Villa Brivio. Questo momento conclude e apre allo stesso tempo: un intervento temporaneo, con luci al led e suoni elettronici, agisce nelle misure grandi, nei riverberi e nell’aspettativa della durata limitata di una performance, andando a rivelare il volume di quel vuoto architettonico capace, insieme ai suoi abitanti, di essere portatore di libertà d’azione.
Frequente
Frequente è un’organizzazione culturale e un centro di ricerca indipendente per le arti sonore e la diffusione della cultura auditiva.
Promuove la pratica spaziale, le attività performative, la didattica e i progetti capaci di allargare gli orizzonti delle arti sonore. Frequente è un progetto di Nicola Ratti, Gaia Martino e Enrico Malatesta, in collaborazione con Attila Faravelli, Standards Studio e O’.
Bio
Artista audiovisivo e ricercatore, indirizza la sua indagine a partire dal fascino per i dispositivi elettronici di largo consumo: come questi sono diffusi e quanto influiscono sulla percezione della realtà. È ricercatore presso la Sonic Art Research Unit alla Oxford Brokkes University, dove dirige con Paul Whitty il Festival annuale Audiograft. Insieme a Samuel Rodgers, inoltre, ha fondato Consumer Waste record label.
Artista sonoro nato a Tokyo, dal 2003 vive e lavora a Berlino. Il suo interesse è rivolto alle apparenze acustiche instabili che si creano tra l’incontro di oggetti ed elementi inusuali, come ad esempio l’acqua e le pietre, con diversi mezzi tecnici. Ha preso parte a numerose mostre e festival internazionali in Europa e in Giappone.
Musicista e artista sonoro ungherese attivo da pochi anni, Gábor Lázár è riuscito ad imporsi all’attenzione internazionale in virtù del riconoscibile e originale apporto che sta fornendo al mondo della ricerca sonora. Dopo aver concluso gli studi, Gábor ha pubblicato l’album ‘ILS’ e ‘EP16’ nel 2014. Ha collaborato con Russell Haswell e Mark Fell, presentato il suo lavoro in contesti come CTM festival, ZKM di Karlsruhe, Empty Gallery di Hong Kong, La Casa Encendida di Madrid e realizzato una mostra personale alla House of Electronic Arts di Basilea.
Villa Brivio, Nova Milanese (MB)
Redrawing the Theory | Redrawing the House _ Progetti Internazionali
57° Premio Bice Bugatti – Giovanni Segantini, Progetti Internazionali
A cura di Parasite 2.0
Con: Fosbury Architecture, Raumplan, GANKO, Davide Tommaso Ferrando, Daniel Tudor Munteanu, Over Habitat Collaborators: Giulia Giovanelli, Petra Popa, Lavinia Mates, Roxana Orăşteanu
Oggi parliamo nuovamente della necessità di rivalutare la teoria all’interno del dibattito architettonico contemporaneo. È una necessità ripopolare l’architetto nel mezzo di varie questioni, in un’epoca di grandi urgenze e trasformazioni della vita urbana e rurale, dalle dimensioni della città, all’ambiente domestico. In tempi storici molto complessi, l’architetto ha cercato rifugio nella “carta”, usando il disegno come strumento per diffondere le sue teorie e per costruire uno “scheletro” teorico per la nuova pratica. Il disegno può farci ragionare nuovamente sul potenziale concettuale e politico dell’architettura? Se per il Movimento Moderno la casa è stata una questione architettonica centrale per poter immaginare una nuova società, la casa può essere di nuovo l’elemento che consente alla pratica di evolvere? Mentre i forti cambiamenti sociali e tecnologici stanno alterando il nostro modo di guardare alla vita domestica, il progetto di casa non si evolve. In un’era di enorme apertura e connessione, in cui tutto sembra essere condiviso nel rush dei dati o diventare intelligente a causa della mania techo-feticista, la casa sembra rimanere l’ultimo e unico luogo di libertà definito da quattro mura, dove il nostro la propria utopia può prendere vita. Il progetto vuole guardare la casa come l’ultima isola deserta, in cui possono sorgere micro-utopie.
Photo by Francesco Stelitano
Villa Vertua Masolo, Nova Milanese (MB)