Simona Squadrito
La ricerca delle nuove leve della curatela italiana prosegue con Simona Squadrito, catanese classe 1984. Un profilo inedito, con un percorso di avvicinamento al mondo dell’arte contemporanea del tutto peculiare, che le ha permesso di avere un approccio spesso inedito in ogni sua attività, dalla curatela alla critica d’arte. È, inoltre, tra i fondatori di Kabul Magazine.
Sono stata invitata a scrivere qualcosa di me su Osservatorio Curatori, anche se ammetto di non essermi mai definita una curatrice. Quando parlo di me e del mio lavoro, dico semplicemente di essere un amateur, o più in generale un’intellettuale, termine che si fatica a pronunciare di questi tempi. Ho una formazione di tipo filosofico, nello specifico in estetica. Non sono più interessata all’arte rispetto alla letteratura o alla filosofia: mi ritengo curiosa e attiva in diversi campi della cultura.
Ho iniziato a guardare in modo diverso l’arte figurativa grazie a due persone per me molto importanti, due pittori per i quali, per diversi anni, sono stata modella, e questa esperienza mi ha formata in modo decisivo. Ricordo le lunghissime e faticose ore di posa, durante le quali ho avuto modo di osservare da vicino la genesi di un’opera, facendomi comprendere che cosa significhi essere un pittore e più in generale un artista. Ho posato per loro quasi ogni giorno, per più di tre anni, e il nostro rapporto è stato sempre mediato da un supporto: un pezzo di carta o una tela. Nel frattempo cresceva in me il desiderio di essere parte, in prima persona e in modo attivo, del mondo dell’arte e della cultura in generale.
La prima mostra che ho curato – 1+1+1 = 1+1+1 – risale a un
paio d’anni fa. Nel 2014 ho avuto l’opportunità di lavorare con Charly
Lioce, fondatore di Room Galleria, la prima persona che concretamente mi
ha iniziato al mondo dell’arte.
La realizzazione di una mostra rappresenta per me solo la tappa di un
percorso molto più articolato. Non mi sono mai limitata a scrivere un
testo o a cercare contatti e spazi espositivi. Il mio lavoro consiste
nell’intraprendere un percorso di conoscenza e di crescita insieme
all’artista. La curatela è pertanto solo la parte più visibile di ciò di
cui mi occupo.
Alla scrittura e alla ricerca affianco da circa un anno il lavoro di
editrice per un periodico cartaceo di provincia. Lavoro, questo, che mi
sta insegnando molte cose. Per quanto possa sembrare scontato dirlo, non
è facile infatti gestire una redazione, seppur piccola. Collaboro
inoltre con ATP Diary, ma il progetto a cui sono più legata e che più mi sta a cuore è sicuramente Kabul Magazine,
una rivista online di culture e arti contemporanee di cui sono
co-fondatrice e in cui posso liberamente dedicarmi a qualcosa che negli
ultimi anni sembra esser stato messo da parte: la critica.
– a cura di Dario Moalli